È partita da Milano, per creare progetti in tutto il mondo e cercare di contrastare il disagio sociale. La Fondazione Alberto e Franca Riva Onlus è nata all’ombra della Madonnina ormai cinque anni fa e sostiene iniziative in Italia e all’estero. A capo del progetto ci sono i fratelli Antonio, Giorgio ed Elisabetta Riva.
Antonio, da cosa è nata l’idea?
«Quando sono mancati i nostri genitori, abbiamo deciso di proseguire la loro opera, continuando a fare del bene. Abbiamo scelto di strutturare il nostro impegno, costituendo una fondazione. Così, sosteniamo e finanziamo le iniziative volte a promuovere il territorio. Lavoriamo molto in Italia, ma anche in alcuni Paesi emergenti».
Quanto della cultura milanese trasferite nel mondo?
«Non è detto che la cultura organizzativa milanese si adatti ad ogni contesto. Partiamo sempre dall’ascolto del territorio, ponendo attenzione alla realtà specifica, senza uno schema precostituito. Non esiste una ricetta che vada bene per tutte le stagioni. Per noi è fondamentale puntare al risultato, con massima concretezza. Concentrandoci su pochi progetti, ma con impegno».
Quali iniziative sono in corso in città?
«Da pochi mesi stiamo portando avanti un progetto con il carcere di Bollate. In collaborazione con la Fondazione Adecco e con l’Università Cattolica, abbiamo pensato di favorire l’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. Arrivati a fine pena, è importante trovare un’opportunità di impiego, anche per evitare recidive. Svolgiamo attività di formazione con i detenuti e, parallelamente, di sensibilizzazione con le aziende. Perché passi il concetto che gli ex carcerati non sono persone di serie B, ma meritano un’opportunità».
Avete portato a Milano anche un pezzo importante di Sud Italia…
«Sì, ci stiamo occupando di un progetto di riscatto e di promozione sociale, legato al Rione Sanità di Napoli. Dove sono in corso diverse iniziative in collaborazione con padre Antonio Loffredo. Abbiamo coinvolto un centinaio di alunni di elementari e medie del quartiere napoletano in un progetto di riscrittura del Piccolo Principe di Saint Exupéry. Ne è nato un libro, I piccoli principi del Rione Sanità, di Cristina Zagaria, che abbiamo presentato nei giorni scorsi a Milano. E siamo riusciti a far partecipare anche i ragazzi di Napoli. Il volume è composto da parole e immagini, forme d’arte che consentono ai ragazzi di esprimere i propri sentimenti».
Cosa emerge dal libro?
«La fotografia di un quartiere ricco di arte, umanità e storia. Seppur con le sue criticità e sofferenze, che vanno ascoltate e capite. Ma ciò che si legge è un messaggio di speranza e di riscatto. Il desiderio di un cambiamento che, gradualmente, può arrivare. Il nostro sogno adesso sarebbe trasferire quel libro in un pezzo teatrale. In modo che questi sentimenti prendano ulteriormente forma. Ma per ora è soltanto un’idea».
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PROGETTI IN ITALIA
In Italia, oltre al progetto milanese del carcere di Bollate che per ora coinvolge 15 detenuti, la Fondazione porta avanti diverse iniziative nel rione Sanità di Napoli. In particolare, esiste un progetto legato alla valorizzazione delle catacombe. L’obiettivo è, attraverso la conservazione del patrimonio artistico, creare opportunità di lavoro e competenze.
PROGETTI ALL’ESTERO
Alcuni dei progetti sono in corso all’estero. In India la Fondazione Riva ha creato una startup per sostenere i piccoli coltivatori di cacao. Mentre in Uganda sta lavorando per realizzare un orto all’interno del St. Mary’s Lacor Hospital, per far fronte al problema di refezione e ristoro dei pazienti.
PROGETTI DEL FUTURO
«Tra i nostri sogni, c’è quello di dare ai giovani la possibilità di viaggiare», racconta Antonio Riva. Per questo, il progetto dei Piccoli principi proseguirà con altri eventi. Dopo l’esperienza che ha portato a Milano 40 dei 100 ragazzi napoletani, in calendario si aggiungeranno presto altre tappe in diverse città italiane».
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BOX MAPPA
Fondazione Alberto e Franca Riva Onlus
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