Napoli è senza dubbio una città strepitosa, una metropoli fatta di estremi e contrasti, di tradizioni folkloristiche e di quartieri poveri, che spesso vengono definiti poco sicuri dall’opinione pubblica, affiancati a vie dello shopping e tesori architettonici di grande interesse. In questo post voglio raccontarti cosa vedere ai Quartieri Spagnoli, secondo la mia esperienza.
Ho potuto visitare i Quartieri Spagnoli grazie ad un viaggio organizzato da Insolita Italia in collaborazione con la Cooperativa La Paranza e Casa Tolentino, associazione giovane che sta rivalorizzando i Quartieri e aiutando i giovani a crescere in un ambiente il più possibile protetto.
Cosa sono i Quartieri Spagnoli
Ma andiamo con ordine, chi sa esattamente cosa sono i Quartieri Spagnoli?
Questa zona di Napoli, facente parte del centro storico più grande d’Europa, non era altro che l’accampamento temporaneo (o almeno così doveva essere) dove alloggiavano le truppe del re spagnolo durante il periodo della dominazione spagnola.
Proprio per questo motivo lo schema urbanistico è stato realizzato con un reticolo di stretti vicoli sprofondati tra alti caseggiati a più piani e suddivisi in piccoli appartamenti che, in origine, erano poco più che dormitori. Questo habitat, particolarmente ‘chiuso’, fu in passato un giusto terreno per la malavita e proprio per questo i Quartieri Spagnoli vennero considerati il quartiere più malfamato di Napoli, popolato da tipi loschi e giovani sbandati.
Questo però era il passato. Oggi i Quartieri Spagnoli (che sono 3: Montecalvario, Pellino e San Ferdinando) stanno vivendo un periodo di rinascita, un cambiamento fortemente voluto dalle associazioni locali che si impegnano a seguire i bambini e i ragazzi durante la crescita e ad aiutare gli individui più bisognosi di una guida.
Proprio per questo, se mi chiedi cosa vedere ai Quartieri Spagnoli, la mia risposta è di guardare in basso.
Incantevole è la bellezza dei palazzi settecenteschi e ottocenteschi illuminati in alto dal sole abbagliante del meridione, ma per vivere i Quartieri Spagnoli devi guardare i bassi, ovvero i locali, le botteghe, le attività artigiane che si trovano nei piani affacciati sulla strada.
Ti starai chiedendo: ma è sicuro visitare i Quartieri Spagnoli? La mia risposta è si. Ovviamente occorre prestare attenzione ai propri averi e ai tanti motorini che sfrecciano per le vie, ma direi nulla di più grave che in qualsiasi altre grande città europea.
Ecco cosa vedere ai Quartieri Spagnoli
Come ho anticipato la mia visita dei Quartieri Spagnoli è cominciata dall’alto, cioè da Casa Tolentino, un B&B che ha sede nell’antico monastero seicentesco di San Nicola da Tolentino, situato in posizione sopraelevata e panoramica da cui si gode la vista dell’intero golfo di Napoli.
Questo monastero sorge sulle pendici della Collina di San Martino, ai piedi della quale si entra nel pieno dei Quartieri. Con la guida di uno dei ragazzi della cooperativa che gestisce Casa Tolentino scendiamo tra i vicoli per scoprirne il volto più autentico.
Un altro accesso, molto frequente, ai Quartieri Spagnoli è la porta che si trova in corrispondenza alla stazione Metro di Toledo, punto in cui la via dello shopping napoletano si fonde con gli antichi sobborghi.
Scendendo tra le vie non posso fare a meno che accorgermi che non vi sono piazze qui, tranne una, Largo Montecalvario, uno spiazzo spoglio che sembra quasi uno spazio lasciato da un palazzo mai costruito.
È praticamente impossibile non restare incantati dai colori delle botteghe, dalla via che anima le strade e dai murales o dalle edicole votive che decorano le pareti o gli angoli degli incroci. Simboli di culto che mischiano sacro e profano.
I murales sono testimonianza di arte più moderna e, mentre alcuni sono vere opere d’arte che animano le fiancate grigie dei palazzi più austeri, altri sono disegni dedicati a Diego Armando Maradona, perché qui a Napoli è impossibile non trovarne traccia.
Le edicole votive invece hanno una doppia funzione. La prima è quella di venerare la Madonna, per la quale la popolazione prova una forte devozione, la seconda è quella di illuminare le vie durante la notte, infatti ogni edicola è illuminata in modo molto appariscente e permette di non far cadere le tenebre durante la notte.
Un luogo in cui sentire l’attaccamento alla fede religiosa che ha la popolazione locale è la piccola Chiesa di Santa Maria Francesca, una piccola cappella adiacente alla casa in cui visse la santa che oggi è divenuta meta di pellegrinaggio di molti fedeli che giungono portando abbondanti doni e chiedendo la benedizione.
Tra le tante realtà esistenti ai Quartieri Spagnoli ho potuto visitarne un paio davvero degne di essere conosciute.
Il primo è un piccolo negozio di alimentari che sembra non avere nulla di particolare. Siamo da Tina e Angelo, una coppia che (ce lo dice Tina) ha sempre vissuto nei Quartieri Spagnoli senza la possibilità di vedere il mondo. Cercando di invertire questa sorte Tina e Angelo hanno ideato un0iniziativa che è riuscita a portare il mondo nel loro negozio.
Tina infatti organizza delle sessioni di cucina di fortuna nel centro della bottega, con l’ausilio di fornelli e attrezzature da campo, coinvolgendo i turisti e i passanti per cucinare assieme utilizzando i prodotti del negozio, oppure perché propongano e insegnino una ricetta del luogo da cui provengono.
La vitalità e l’esuberanza di Tina sono fenomenali e la prossima volta che tornerò a Napoli voglio passare a salutarla durante una di queste cooking class per vederle di persona.
Qualche via più avanti siamo andati alla scoperta di una bottega artigianale che dalla strada è poco visibile. Il suo nome è Miniera Riciclarte e la chiacchierata con Salvatore Iodice è stata capace di commuoverci.
Salvatore ci racconta la sua storia, una storia comune a molti giovani del quartiere, ma una storia a lieto fine perché lui è riuscito a riscattarsi e dovendo reinventare la sua vita ha cercato di applicare le sue conoscenze di falegnameria a servizio della comunità.
Con l’intento di ridurre i rifiuti, che a Napoli sono un serio problema, Salvatore ha cominciato a recuperare i materiali riutilizzabili e a creare delle opere d’arte (in legno, sopratutto). Ma la Miniera Riciclarte è molto di più, è anche un luogo di ritrovo per i ragazzi del quartiere che possono crescere in un ambiente protetto e ingegnarsi a creare delle opere d’arte dal materiale riciclato.
Così nascono i quadretti che raffigurano il Vesuvio con colori bizzarri e impossibili, un disegno stilizzato che sta riscuotendo successo. La vendita dei quadretti serve per finanziare il progetto didattico di assistenza per i ragazzi.
Questi sono solo due esempi di reltà incontrate ai Quartieri Spagnoli, un quartiere fatto di sorrisi e di sguardi vivaci, un quartiere che vuole lasciarsi alle spalle le ombre di un passato che ancora oggi continua ad aleggiare.
Mangiare ai Quartieri Spagnoli
Come in tutta la città di Napoli anche nei Quartieri Spagnoli non mancano locali e ristoranti e il mio consiglio è sempre quello di seguire il proprio istinto e fermarti nel locale che più ti ispira.
Per concludere la nostra visita ai Quartieri noi abbiamo pranzato in un modo un po’ diverso, ovvero degustando un po’ di prelibatezze locali in un negozio di alimentari che dispone di una gastronomia che prepara piatti strepitosi. Si chiama Fuoco e Frutta.
Pasteggiando con buon vino rosso, alici fritte, salumi, frutta e una parmigiana divina salutiamo la bella Napoli, ma questo è ovviamente un arrivederci, perché a Napoli io ci voglio tornare!
E tu sei mai stato a Napoli? Cosa ne pensi dei Quartieri Spagnoli?
Se stai organizzando il tuo primo viaggio a Napoli ti consiglio di visitare anche il Rione Sanità.
Questo viaggio è stato organizzato da Insolita Italia