Al via la seconda edizione del progetto #RipartoDaMe, iniziativa sviluppata da un’ampia rete di partner a sostegno dell’inclusione lavorativa dei detenuti ospiti della II° Casa di reclusione Milano Bollate.
Milano, venerdì 11 marzo 2022 – Si è tenuto online l’evento di lancio di #RipartoDaMe2. Il progetto si pone l’obiettivo di favorire, attraverso l’inserimento lavorativo, l’inclusione sociale di detenuti a fine pena o in articolo 21 della Casa di reclusione di Milano Bollate. Questa seconda edizione prende il via dalla valutazione del progetto pilota, conclusosi nel 2019, che ha garantito un contratto di assunzione stabile alla metà dei partecipanti.
«Sulla base dei risultati incoraggianti ottenuti, abbiamo deciso di replicare il progetto su una scala più ampia. Il Covid ha ritardato questa partenza, ma oggi siamo pronti a ripartire modificando il progetto alla luce di quello che abbiamo imparato». Con queste parole il presidente di Fondazione Riva, Antonio Riva, commentando la decisione di preparare al mondo del lavoro 30 nuovi beneficiari, ha sancito l’avvio dei lavori.
Il progetto, che si svolgerà lungo tutto l’anno, è composto da una prima fase di identificazione dei beneficiari sulla base di criteri condivisi tra Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, l’equipe educativa della Casa di reclusione di Milano Bollate e Cooperativa Articolo 3 al fine di selezionare e coinvolgere i candidati più adeguati e motivati. A seguire, è previsto un accompagnamento orientativo dei partecipanti alla scoperta delle proprie attitudini e capacità e alla gestione della propria narrazione nelle fasi di colloquio. Novità introdotta quest’anno, su richiesta delle aziende coinvolte nell’edizione pilota, è un percorso di formazione – tenuto da Fondazione ENAIP Lombardia – che possa offrire conoscenze lavorative di base e nei settori della ristorazione e della logistica. Da ultimo, per coloro che completeranno tutte le fasi preparatorie, si profilerà l’avviamento, sotto la supervisione di tutor, di veri e propri stage lavorativi in contesti aziendali.
«L’autoefficacia è una delle scoperte più interessanti fatte nei percorsi del primo progetto», – spiega Roberto Bezzi, Responsabile Area Educativa II° Casa di reclusione Milano Bollate. «Spesso ci dimentichiamo che ogni persona ha delle attitudini e delle competenze. Il lavoro è, senza dubbio, uno di quegli elementi che incide sulla possibilità di reinserire queste persone, non solo perché permette una remunerazione, ma perché impatta molto sull’autostima: scoprirsi lavoratori e capaci di lavorare in un contesto non protetto è, per queste persone, un punto di svolta, un’esperienza apicale nella propria vita, che apre a nuovi orizzonti». Esempio di ciò è Gari – partecipante della prima edizione di #RipartoDaMe – che, grazie alla passione e all’impegno mostrati in fase di tirocinio, ha assunto un ruolo sempre più fondamentale all’interno del proprio team ottenendo così, in pieno lockdown, un contratto a tempo indeterminato presso l’azienda di hospitality per cui lavora.
Questa seconda edizione presenta un panel di enti collaboratori ancora più ricco. Oltre alle già citate Cooperativa Articolo 3, incaricata di favorire la condivisione dei criteri di selezione tra enti e staff e di facilitare l’ottenimento dei permessi di uscita per i detenuti, ed ENAIP, che curerà l’attività di formazione professionale dei partecipanti, nuovi partner di progetto sono Filantropia Attiva Italiana e Fondazione Eagle.
Il monitoraggio del progetto è affidato ancora una volta al CESEN, Centro studi sugli Enti ecclesiastici e altri enti senza scopo di lucro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con il professor Luca Pesenti: «Nella prima edizione sono stati utilizzati prevalentemente metodi qualitativi che hanno avuto il merito fondamentale di partire dall’ascolto della persona. Quest’anno, il fatto che raddoppi il numero dei candidati ci permette di avere una maggiore eterogeneità e, dunque, un fondamento metodologico ancora più solido. Inoltre, la presenza di due gruppi, che partono in momenti diversi, ci potrà permettere di affiancare, oltre alle dimensioni di tipo qualitativo, anche qualche primo elemento quantitativo. Il risultato più grande, però, sarà far riscoprire a queste persone la propria dignità nella sua interezza».
Non solo i detenuti, ma anche le aziende stesse sono beneficiarie del progetto: «La sostenibilità è un tema all’ordine del giorno per le imprese. In particolare, la sostenibilità sociale è percepita come una sfida da parte delle società, che spesso hanno paura di affrontarla. È importante che le aziende ci siano e ci credano, che i dipendenti vengano coinvolti e sensibilizzati su temi quali diversity e inclusion», commenta Francesco Reale, Segretario Generale di Fondazione Adecco, ricordando come il progetto abbia vinto il Sodalitas Social Award 2018 per la sostenibilità d’impresa. «La sfida del portare le persone al di fuori delle mura del carcere è stata apprezzata ed ha funzionato proprio perché il lavoro è un grande strumento di inclusione sociale: restituisce la dignità, l’autonomia economica e il futuro a qualsiasi persona».