Riprendiamo con Youssef* la rubrica settimanale Ti racconto di me in cui i partecipanti di #RipartoDaMe2 esprimono i propri pensieri sul nostro progetto di inclusione lavorativa sostenuto con il contributo di Fondazione Comunità Milano.
Mi sono approcciato al progetto #Ripartodame con molto entusiasmo: la possibilità di seguire un percorso con lo scopo di trovare lavoro fuori dal carcere è stata per me provvidenziale. Nella vita ho già fatto cose che non mi piacciono e sto pagando per questo, ora voglio concentrare le mie energie su qualcosa che mi piace, che possa essere costruttivo e rendermi felice.
Nel mio periodo a Bollate ho svolto varie mansioni all’interno del carcere e ho frequentato diversi corsi formativi, ma con l’arrivo della pandemia si è bloccato un po’ tutto e mi stavo lasciando prendere dallo sconforto: non c’era attività che potessero intrattenermi abbastanza. Infatti il lavoro per me non consiste solo nel guadagnare qualcosa, ma è la possibilità di liberare la mente dai pensieri negativi.
Ho svolto quindi con piacere tutte le attività che mi sono state proposte durante il percorso: gli esercizi col Metodo Grindberg, le attività in preparazione alla ricerca di un lavoro e il corso di formazione. Avendo lavorato precedentemente come saldatore, carpentiere e trasportatore, frequentare il corso da magazziniere mi è sembrata la scelta più ovvia. Ho ottenuto così la certificazione e il patentino del muletto ed è stata una grande soddisfazione.
Concluso il percorso sembrava prospettarsi subito per me un possibile sbocco lavorativo, ma poi la cosa non è andata in porto. In cuor mio, durante il colloquio, sapevo che non sarei stato selezionato, ma ci ho comunque sperato fino alla fine e ne sono rimasto un po’ deluso.
Di solito sono un ragazzo solare, con un atteggiamento positivo, ma l’attesa successiva è stata un poco snervante: vedere i propri compagni di reparto uscire per andare a lavorare, rimanere da solo in cella e aspettare sera stava diventando pesante. Ero arrivato al punto che, pur di non stare con le mani mano, ero disposto a provare anche lavori completamente differenti dalle mie competenze e così i miei tutor mi hanno proposto di candidarmi per una catena di pizzerie che stava cercando personale per i suoi locali.
Ed eccomi qua, in veste di aiuto pizzaiolo! È per me la prima esperienza in cucina, ma è molto esaltante. Insieme a due colleghi, coordinati dal capo pizzaiolo, mi occupo di preparare gli impasti, farcire le pizze e tenere in ordine la cucina. Sono soddisfatto: sto imparando molto e ci sto mettendo tutto il mio impegno e credo che anche i miei colleghi siano contenti di me. Vorrei prossimamente provare ad uscire dalla cucina e servire i clienti per apprendere ulteriori mansioni da potermi giocare nel futuro.
Posso dire di essere molto grato di questa possibilità, delle persone che ho incontrato e dei legami che si sono creati. Vediamo cosa mi riserverà il futuro, lo attendo con impazienza!
Al prossimo racconto!
* Per motivi di privacy vengono usati nomi di fantasia.