Ti racconto di me: questa settimana riportiamo l’esperienza di Michela* in #RipartoDaMe2, il progetto di inclusione lavorativa destinato alle persone detenute della Casa di reclusione di Milano Bollate e sostenuto con il contributo di Fondazione Comunità Milano.
Ho detto tanti no a #Ripartodame prima di entrare a farne parte. Mi sono lasciata corteggiare a lungo da Fondazione Adecco per riuscire a decidere se partecipare o meno a questo progetto. Ero infatti bloccata dalla paura, paura di affrontare l’esterno. Ho lavorato sodo in questi anni all’interno del carcere e, avendo quasi finito di scontare la mia pena, il pensiero di uscire mi sembrava un rischio troppo grande: ero terrorizzata che un possibile passo falso fosse dietro l’angolo e che avrebbe sconvolto il rientro dalla mia famiglia.
Tuttavia, dopo vari colloqui con i tutor ho deciso di accettare e sono entrata nel secondo gruppo di progetto, complice il fatto che ci fossero insieme a me anche delle compagne con cui a Bollate ho coltivato un bel rapporto di amicizia e condivisione.
Sono una persona riservata e piuttosto timida ed è stato impegnativo, soprattutto all’inizio del percorso, provare a buttarsi e mettersi in gioco nelle diverse attività, ma l’obiettivo nella mia testa era chiaro: fare bene ed essere disposta a faticare per poter raggiungere i risultati desiderati. Anch’io infatti, come altre compagne, ho lasciato la mia posizione lavorativa all’interno del carcere e diventava necessario trovare un nuovo impiego e provare ad assicurarmi un’occupazione lavorativa stabile per il futuro.
Nella mia vita ho avuto diverse esperienze nel settore ristorativo e alimentare che mi hanno permesso di svolgere con serenità il corso di ristorazione di Enaip e mi immaginavo quindi un possibile sbocco lavorativo in quel campo. Con la fase dei colloqui è arrivata una candidatura inerente all’ambito, ma anche una possibilità completamente diversa che si è rivelata alla fine più interessante.
Infatti, un negozio di abbigliamento presso un centro commerciale vicino casa cercava candidati per ricoprire il ruolo di assistente alla clientela. Quello dell’abbigliamento è per me un settore innovativo e, d’accordo con i miei tutor, ho provato ad affrontare il colloquio. Alla fine sono stata presa.
Da circa un mese sto svolgendo il tirocinio occupandomi della sistemazione del reparto e della gestione dei servizi come ordini per il magazzino e prenotazioni dei clienti.
Appena cominciato mi dicevo “non ce la posso fare”: lavorare su turni di otto ore e affrontare il viaggio avanti indietro da Bollate era davvero stancante. Ma, una volta preso il ritmo e apprese le mie mansioni, posso dire che questo lavoro mi sta piacendo molto e mi sta dando grandi soddisfazioni.
Ho già detto che ho quasi finito di scontare la mia pena, ma solo ora posso dire anche di avere un piano per il futuro e devo solo ringraziare Fondazione Riva, Fondazione Adecco e quanti coinvolti nel progetto per avermi supportato e spronato nel trovare la mia strada e il coraggio di affrontarla.
Al prossimo racconto!
* Per motivi di privacy vengono usati nomi di fantasia.